La Palermo dei primi anni novanta, dove, accanto alla decadente magnificenza delle ville
gattopardesche brulica l’infima miseria dei ghetti, tra il degrado e l’oppressione, la
prostituzione e l’incesto. Poi l’approdo alla terra promessa della ricca Milano del
nuovo millennio, che diventa speranza di rinascita, fede nel riscatto, ma anche il luogo
dove i fantasmi del passato riaffiorano intatti, ancora più subdoli e
minacciosi. La lettera d’amore di Gaspare Traina al proprio figlio Salvatore apre
un baratro sulla storia italiana degli ultimi venti anni, sugli intrecci tra mafia e
politica, sul rapporto fra il riciclaggio del denaro e gli affari nella sanità. Una
lettera che diventa il racconto di una saga familiare intrisa di passione e paura, di
disperazione e gioia di vivere, dove la primitiva semplicità del gioco del calcio si fa
metafora di un’utopia possibile, di uno slancio vitale attraverso cui tentare di
sfuggire a un sistema tentacolare. Un romanzo dalla narrazione avvincente, in cui,
nella trama come nello stile, l’alto e il basso si mescolano fino a confondersi, non più
distinguibili e fra loro complementari. Come nella vita.
In appendice, un
breve dizionario (per lettori non palermitani), dedicato alla spiegazione etimologica e
storica di alcuni termini dialettali utilizzati nel romanzo.
Primo classificato all'edizione 2015 del premio Ninni Cassarà.