Licenziata dall’azienda per cui lavora, la trentenne Gioia lascia Palermo, sua città
d’elezione, e si trasferisce nel paese di provincia dei defunti genitori. Gioia vive
appartata tra la casa e la libreria nella quale lavora come commessa, ma l’incontro con
il suo vecchio amico Fabio, malato di tumore, la costringe a prendere atto di quanto il
cancro sia diffuso, in misura anomala, nel paese. Inizia così la ricerca delle prove di
un traffico illecito di rifiuti di cui tutti parlano, ma solo a mezza bocca. Alla
ricostruzione del passato del borgo delle origini, si affiancano i ricordi e i traumi
vdella vita familiare della protagonista. Con un ritmo incalzante, seguendo Gioia
in presa diretta, il lettore viene coinvolto nella scoperta del lato oscuro
dell’abitudinaria vita di un piccolo centro siciliano in cui il silenzio e la
rassegnazione sono muri difficili da scalfire. E, nel contempo, accompagna il faticoso
cammino della protagonista, chiamata a rimettere assieme i tasselli della propria
esistenza.
Il romanzo, nella sua finzione narrativa, nasce dal materiale
raccolto dall’autrice per un’inchiesta su presunti intombamenti in Sicilia, incoraggiata
dalle dichiarazioni che il pentito di camorra Carmine Schiavone le ha rilasciato un anno
prima di morire, relative allo smaltimento illegale di rifiuti che, in Sicilia, sarebbe
iniziato ben prima che in Campania: “Mentre noi abbiamo cominciato alla fine degli anni
Ottanta, loro lo facevano da un decennio. Già negli anni Settanta loro erano immischiati
in questo business”.